Intervista a Maria Grazia Breda, presidente della Fondazione promozione sociale Onlus/Ets 

Il  ‘Ddl anziani’ approvato a marzo, pur essendo un importante passo avanti nell’assistenza alle persone non autosufficienti, non risolve alcune questioni importanti, come evidenzia la Fondazione Promozione Sociale Onlus/Ets, che opera a favore della tutela del diritto a una presa in carico, da parte della Sanità, di tutti i malati cronici non autosufficienti, anziani e non

“La non autosufficienza - afferma Maria Grazia Breda, presidente della Fondazione promozione sociale Onlus/Ets - è sempre conseguente alla perdita di salute a causa di malattie croniche invalidanti o da loro esiti. Come hanno indicato le 14 associazioni del Coordinamento nazionale per il diritto alla sanità delle persone anziane malate e non autosufficienti, queste persone non riceveranno cure universalistiche di lunga durata, tanto meno dal Servizio sanitario nazionale (Ssn), ma prestazioni di assistenza sociale (Leps) vincolate a parametri socio-economici. Il previsto Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente (Snaa) sarà collocato nell’ambito delle politiche sociali e, al suo interno, si programmeranno (articolo 4, punto 2, lettera c. della legge) in modo integrato i servizi, gli interventi e le prestazioni sanitarie, sociali e assistenziali rivolte alla popolazione anziana non autosufficiente”. 

Nel concreto, “l’erogazione di tutte le prestazioni di lunga durata per gli anziani malati non autosufficienti, quelle sanitarie comprese, sarà vincolata - spiega Breda - a una ‘valutazione’ che terrà conto ’dei fabbisogni assistenziali’ (Articolo 4, punto 2, lettera l, punto 2). Chi ha dimestichezza con i servizi socio-assistenziali sa che dietro questa locuzione tecnica si nasconde una selezione dei richiedenti in base all’Isee e a valutazioni dell’intero nucleo familiare. Per cui sarà, per esempio, penalizzante per il malato avere una famiglia presente e attenta alle sue esigenze, perché sarà, per il Snaa, un soggetto su cui scaricare oneri di cura che la pratica quotidiana di consulenza a casi individuali ci rivela essere insostenibili per costo e impegno”. 

Gli anziani malati cronici non autosufficienti, superata la fase acuta e sub-acuta della malattia “che continua ad essere a carico del Servizio sanitario nazionale - ricorda la presidente della fondazione - saranno ‘selezionati’ dal settore delle politiche sociali in merito al diritto e alla concreta fruizione non solo delle prestazioni domiciliari di lunga durata, ma anche dei centri diurni e dei ricoveri in strutture residenziali socio-sanitarie, anche per la parte sanitaria di questi servizi. La legge, insomma - sintetizza Breda - intacca il diritto esigibile alla parte prevista dai Lea sanitari e socio-sanitari come diritto soggettivo universalistico, che oggi non ha una valutazione socio-economica per tutti i cittadini”. 

Certo “anche oggi gli anziani malati non autosufficienti finiscono in lista d’attesa e non ricevono la quota sanitaria - osserva l’esperta - È vero, ma accade per regole regionali in contrasto con la normativa vigente (legge 833/1978 e Lea) che sono impugnabili in sede giudiziaria dalle associazioni di tutela e sui quali i singoli casi ottengono ragione senza nemmeno andare in tribunale, semplicemente contestando le valutazioni sociali e i vincoli economici con cui le Asl pretendono di non erogare la quota sanitaria”. 

Sul fronte dei finanziamenti, “per ben otto volte - precisa Breda - viene ripetuto nel testo della legge delega che le prestazioni verranno erogate compatibilmente con le risorse disponibili.  Le prestazioni Leps del Snaa non sono quindi diritti esigibili neppure per gli anziani malati ‘poveri’, perché sono comunque condizionati dalle limitate risorse messe preventivamente a bilancio dalle istituzioni. Ancora più inquietante - aggiunge - è la fonte da cui il rappresentante del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza prospetta di prenderle per finanziare il provvedimento: l’indennità di accompagnamento, non più erogata in liquidità al beneficiario, ma inserita all’interno del pacchetto di prestazioni destinato solo ai richiedenti che passeranno la selezione socio-economica”.  

Alla luce di queste osservazioni, risulta evidente che le buone intenzioni e gli obiettivi genericamente condivisibili contenuti nel Disegno di legge rischiano di restare sulla carta, di non tradursi in interventi nuovi e concreti. 

17/05/2023