Essere un caregiver, cioè prendersi cura di familiari o persone con una malattia grave, cronica o una disabilità, può essere gratificante, ma può essere anche molto impegnativo fisicamente, emotivamente e finanziariamente. Queste persone - che possono essere ‘informali’, cioè familiari o amici, oppure ‘professionisti’ come operatori sanitari o assistenti domiciliari - svolgono spesso numerose attività quotidiane come assistenza personale, gestione dei farmaci, preparazione dei pasti, pulizia della casa e assistenza emotiva. Il carico di questo impegno può diventare gravoso ed eccessivo. La costante preoccupazione per il benessere fisico, emotivo e sociale, oltre che economico, per chi si accudisce, può causare ansia e stress. 

Uno studio presentato all’American Psychosocial Oncology Society 2023 evidenzia che tra il 58% e il 67% dei caregiver di persone con cancro riferiscono che le loro responsabilità nei confronti della persona amata hanno peggiorato il loro sonno, la salute emotiva e l'energia. Il caregiver, trascurando le proprie esigenze fisiche ed emotive, deve gestire anche sentimenti di frustrazione, isolamento e perdita di identità personale. Trovare un equilibrio tra il prendersi cura di un familiare e il dedicare del tempo a sé stessi diventa fondamentale.  

A dimostrare l’efficacia di un intervento comportamentale, anche da remoto, è una ricerca realizzata su un centinaio di caregiver di pazienti con demenza. Nel gruppo di intervento, i volontari hanno appreso abilità emozionali positive come riconoscere un evento positivo quotidiano, tenere un diario di gratitudine, nel gruppo di controllo, ai volontari è stato chiesto di compilare questionari giornalieri sui loro sentimenti. Dopo le prime sei settimane, anche i membri del gruppo di controllo hanno ricevuto l’intervento comune al primo gruppo. All’inizio e alla fine del periodo di studio, i volontari hanno compilato questionari per valutare depressione, ansia e stato di salute fisica. Le sessioni sulle emozioni positive facevano parte di un programma chiamato Leaf (Life Enhancing Activities for Family caregivers) e sono state presentate da un facilitatore tramite conferenza web, su tablet forniti a ciascun partecipante. L’aspetto online della formazione ha permesso ai ricercatori di includere caregiver rappresentativi di tutte le realtà, anche delle aree rurali. 

Dopo 6 settimane di training, dai questionari emerge un calo del 7% nei sintomi della depressione e del 9% nei sintomi di ansia rispetto al gruppo di controllo. I sintomi che, prima del supporto emotivo-comportamentale, segnalavano una situazione di depressione moderata sono passati al range di normalità. Al contrario, i volontari nel gruppo di controllo sono rimasti nel range da lieve a moderato per quanto riguardava la depressione. “È impressionante - scrivono gli autori - come dopo sole sei settimane l’intervento Leaf abbia avuto ripercussioni sui problemi di salute che colpiscono comunemente i caregiver della demenza. È possibile che il targeting di emozioni positive possa migliorare la salute e il benessere generale dei caregiver, che alla fine influisce sulla qualità delle cure che sono in grado di fornire ai propri familiari con demenza”. 

Il giardino del sollievo  

Si tratta - dicono gli esperti - di creare un ‘giardino di sollievo’ per se stessi, uno spazio sicuro e rigenerante dove coltivare la resilienza e nutrire il proprio benessere. L’invito è a essere presenti nel momento presente, consapevoli dei sentimenti e delle esigenze. Spesso ci si autocritica per non essere abbastanza bravi o percepiti come deboli: sono ‘parassiti’ mentali che vanno eliminati per far spazio al pensare positivo, a vantaggio di se stessi, di chi si cura e di chi è vicino. 

Un altro consiglio è quello di evitare l’asocialità e trovare altre persone che condividono la propria esperienza e con le quali si possano condividere i carichi emotivi. Parlare con amici, familiari o un gruppo di sostegno per caregiver può essere utile per gestire lo stress e alleggerire il peso sulle proprie spalle.